Partiamo con un paio di domande a bruciapelo: quanti produttori di sistemi da stampa conoscete? E quanti stampatori specialistici conoscete.
Qualunque sia la risposta alla prima domanda, difficilmente sarà: nessuno. Nel caso della seconda, invece, è molto più probabile una “scena muta”. Questo dipende dal fatto che i vendor colgono ogni occasione per farsi pubblicità e per ricordare al mondo il proprio nome e il proprio brand. Gli stampatori specialistici invece ragionano in modo completamente diverso. Esiste in loro una sorta di genetica ritrosia a far parlare di sé e un desiderio di rimanere il più possibile nell’ombra. Senza sottovalutare la ferrea convinzione che la propria specializzazione sia un tesoro da proteggere gelosamente e che meno gente lo conosce più è al sicuro.
Ma è vero? Oppure così facendo non si fa altro che perdere occasioni preziose?
E’ ovvio che nel momento in cui si sceglie di mettere in bella mostra un prezioso tesoro, tutti vengono a sapere che questo esiste e conoscono chi lo possiede. E che fra questi ci sono persone a cui lo stampatore non è interessato e, addirittura, persone che non vorrebbe ne siano al corrente. Però si entra in contatto anche con tantissime persone che potrebbero, per un motivo o per l’altro, essere interessate a queste capacità.
Poniamo un caso pratico. Sono uno stampatore specialistico con una ventennale esperienza nel campo della stampa su tessuto. Di questa conosco tutto e non c’è praticamente nessuna lavorazione che non posso realizzare. Un giorno un mio vecchio e fidato cliente mi dice che per la sua attività avrebbe bisogno di stampare anche su vetro. Il problema è che si tratta di un supporto di cui praticamente non so nulla. Se non ho mai messo la testa fuori dal mio orticello, chiudendomi a riccio, quel cliente non lo potrò mai aiutare. Ma se mi sono fatto una rete di conoscenze con altri colleghi non è improbabile che io conosca qualcuno che magari di tessuti non sa nulla, ma che è un maestro della stampa su vetro. Questo mi permette di poter gestire il lavoro, prendendolo in carico e poi facendolo fare al mio collega. I vantaggi sono molteplici: anzitutto soddisfo la necessità del mio cliente; intavolo una collaborazione con un altro stampatore; nel caso si riveli fruttuosa, posso farla evolvere in un rapporto stabile a mutuo beneficio; e amplio la mia offerta, andando ad espandermi in un segmento a me prima precluso. Tutto questo basterebbe a spazzare via ogni dubbio sull’utilità del farsi conoscere. Però non è l’unico motivo.
Farsi conoscere e confrontarsi coi colleghi può aprire le porte a nuove idee, spingere a provare una determinata tecnica a cui da soli non si sarebbe pensato. Sappiamo tutti che il detto “non si finisce mai di imparare” è veritiero; e che per quanta esperienza uno abbia ci saranno sempre piccoli aspetti di una questione che non si padroneggiano al meglio. Lo scambio di idee coi colleghi non significa dare via la propria conoscenza, ma è un arricchimento culturale per entrambe le parti. Le nuove idee portano a poter accrescere la propria offerta di lavorazioni, attirando anche quello spicchio di clienti che prima non venivano perché non trovavano quel che serviva loro.
A questo punto uno stampatore interessato ma giustamente prudente potrebbe obbiettare che, così facendo – tutti conoscono tutto di tutti – diventa molto difficile preservare la propria unicità.
In modo apparentemente paradossale, è proprio questa la miglior assicurazione possibile per uno stampatore. Le basi di una data tecnica di stampa sono alla portata di tutti, ma ci vogliono anni per arrivare a padroneggiarne i segreti ed essere in grado di sfruttarla al meglio. Farsi conoscere non mette a repentaglio il tempo speso ma lo valorizza all’ennesima potenza.
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